Quando decisi di andare in Canada non immaginavo di trovarmi di fronte a un territorio così aggressivo e allo stesso tempo affascinante. Credevo che a marzo il freddo nella zona dei grandi laghi sarebbe stato contenuto e non avrebbe creato problemi a uno come me, che vive tutto l’anno in zona di montagna. Eppure il clima che ho trovato nella prima settimana di marzo 2009 mi ha reso la vita difficile, soprattutto in occasione di escursioni fotografiche. Ma anche per questo quello in Canada è stato un viaggio incredibile, tra i grandi laghi del Nord America, tra i ghiacci, in un ambiente incontaminato e selvaggio, dove il freddo orienta tutte le scelte sociali delle popolazioni. Ma è stato anche un viaggio per conoscere meglio una cultura affascinante.
Territorio e popolazione
In Canada la gran parte del territorio non è accessibile a causa dei ghiacci, soprattutto nei mesi freddi. Ma nella zona dei Grandi Laghi la situazione è migliore. Ai confini con gli Stati Uniti il territorio è prevalentemente turistico ma l’ambiente naturale comunque ricco di spunti. Il 75 per cento della popolazione vive a meno di 250 chilometri dalla frontiera Usa, tra le più lunghe del mondo, estesa per quasi cinquemila chilometri!
I grandi laghi
A farmi da guida lungo le coste dei grandi laghi come l’Ontario è stato mio zio Cleto che abita in Canada da una vita e che per molti anni ha portato a termine viaggi ed escursioni tra i ghiacci del Nord America . La prima volta che mi sono trovato a fotografare l’alba sulla riva di questa specie di mare senza sale e semigelato è stata un’esperienza eccezionale.
L’acqua che mi schizzava sul viso si trasformava in una decina di secondi in pezzetti di ghiaccio. Difficile fotografare in quelle condizioni, tanto che avevo addirittura pensato di desistere dal tentativo, soprattutto a causa della febbre alta. Oltre all’incoraggiamento di mio zio, provvidenziale è stato anche il famoso sciroppo d’acero canadese a base di paracetamolo. I grandi laghi d’inverno sono incantevoli, e vedere un mare che gela è avvincente. Ma da un punto di vista strettamente turistico consiglio visite nel periodo estivo o primaverile.
Il Freddo
Anche la vita sociale è condizionata dal grande freddo invernale. Le abitazioni, soprattutto nelle zone periferiche, sono molto calde e accoglienti, riscaldate con impianto a gasolio che fa funzionare il condizionatore. Le strade dei piccoli centri sono prevalentemente vuote per la maggior parte del giorno. La vita sociale si svolge soprattutto nelle case, nei club e nei locali pubblici. Difficilmente le strade vengono percorse a piedi nel periodo invernale. Nelle abitazioni private, escluso nelle metropoli, c’è la consuetudine di togliersi le scarpe quando si varca la soglia della porta d’ingresso. Un costume che ritengo poco utile e sconveniente, anche perché dettato semplicemente da questioni pratiche sterili. Non è l’unico modo per evitare che in casa entri lo sporco visto che esistono i tappeti. Inoltre non tutte le case hanno moquette e parquet, e camminare scalzi sul pavimento in ceramica non è il massimo. Per quanto riguarda le basse temperature, nell’entroterra le condizioni sono ancora più estreme. Le temperature medie oscillano intorno ai -15 gradi con picchi di -40.
Parchi
In Canada la concezione dello spazio è completamente diversa da quella europea. Le aree protette sono immense e numerosissime. Ho visitato il Parco Nazionale delle Mauricie, quello del Gaspesiè, ma anche i parchi urbani come il Tommy Thompson Park di Toronto o l’High Park. Per un viaggio in Canada consiglio almeno dieci giorni di vacanza. Io sono stato otto giorni, ma due giorni in più mi avrebbero permesso di visitare almeno un altro parco naturale. Per chi non è interessato ai parchi consiglio una vacanza di sette giorni se dotati di auto.
Da Roma Fiumicino sono sceso a Toronto che ritengo una delle città dell’America settentrionale più accoglienti. Il Lester Pearson International Airport si trova a nordovest della città, a pochi minuti dal centro, a 16 miglia (25 km). E’ ben collegato con autobus, che portano al centro con circa 15 dollari, oppure con la metropolitana, utilizzando il Toronto Transit Commission. La metro è ben collegata con bus e tram disponibili dalle 6 del mattino all’una e mezza di notte. Una corsa in metro costa due dollari e mezzo circa.
È una vera metropoli multietnica. Quello che mi ha colpito di più è stato l’aspetto multiculturale della città. Dei suoi due milioni e mezzo di abitanti (cinque e mezzo nell’area metropolitana) solo il 36 per cento è di origine non europea. Se si prova a chiamare il numero telefonico di emergenza, 911, c’è la possibilità di colloquiare in ben 150 lingue. A Toronto, infine, mezzo milione di persone ha origine italiana.
Le cascate del Niagara
Da un punto di vista tecnico non è semplice fotografare le cascate nel periodo invernale. Non è difficile però trovare la giusta posizione per un’inquadratura adeguata. Nonostante il grande afflusso di turisti, le postazioni disponibili per ottenere un buon punto di vista non mancano. Il problema principale sono la brinata sull’obiettivo, le goccioline di acqua che si formano in continuazione e in pochi secondi, e la nebbiolina nell’atmosfera. Dopo pochi minuti mi sono ritrovato fradicio. Il vero problema è scattare con il cavalletto in tempi lunghi, in modo da rendere soffice l’acqua delle cascata e dare una buona esposizione al resto dell’ambiente. L’unica possibilità è pulire l’obiettivo e scattare subito, riprovando fino a quando non si trova scova “l’attimo fuggente”.
Il tuffo
Di solito perseguito ogni giorno la cronaca per il lavoro di giornalista che svolgo. In questa occasione è stata la cronaca a perseguitare me. Era il 12 marzo e quel giorno, dopo aver fotografato laghi e montagna del nord potevo finalmente dedicarmi alle cascate. Quello che mi aveva impressionato subito dopo aver visto la portata di quella sorta di mare dolce piegato dalla forza di gravità era stato in senso di vuoto che le cascate trasmettevano. Pensai: «sarebbe terribile finirci dentro, non ne rimarrebbe neanche un pezzetto su qualcuno dovesse precipitarvi». Subito dopo le grida dei turisti. Una curiosità sulle cascate, infatti, riguarda il tentativo dell’essere umano ripetuto nei decenni di saltare le cascate senza morire. L’ultimo tentativo è avvenuto proprio davanti ai miei occhi, il 12 marzo, e io ero lì. Tutto iniziò, però, nel 1829 quando ci provò Sam Patch, soprannominato appunto il saltatore yankee. Volò dalla Cascata del Ferro di Cavallo. Da allora cominciò una corsa la tuffo. Molti furono i morti. Nel 1960 cadde dalle cascate anche un bimbo di sei anni e sopravvisse miracolosamente grazie al salvagente. Nel 2003 ci fu il primo salto senza protezione di alcun genere. Nessuno è però mai sopravvissuto al volo dal lato statunitense delle cascate. Il secondo avvenne proprio nel momento in cui io ero lì. Quel giorno è iniziato da quelle grida intense dei turisti. E anche io ero lì da turista. L’istinto di passare dal turismo alla cronaca è stato immediato. Ma il desiderio, per una volta, di stare da un altro lato della visuale mi affascinava allo stesso modo. Al di là di tutto ciò, c’era un uomo di 30 anni che rischiava il congelamento. Si era gettato dalla Cascata del Ferro di Cavallo dopo aver scavalcato la ringhiera. L’intervento dell’elicottero è stato molto tempestivo.
La Tower
Non si può andare in Canada senza visitare la Canadian National Tower, alta 553.3 metri. Viene ancora definita dai residenti come la torre più alta del mondo, anche se nel 2007 è stata superata dal grattacielo Burj Dubai. Il panorama è fantastico. Si può mangiare nel ristorante interno ruotante, guardando tutto il panorama senza alzarsi dalla sedia. I prezzi sono molto alti. Solo per visitare la torre si pagano circa 50 dollari.
Casa Loma
Ho visitato il castello del Canada con grande piacere soprattutto per l’atmosfera che trasmette grazie alla bellezza medievale della costruzione realizzata su una collina. In origine era l’abitazione del finanziere canadese Sir Henry Pellatt. Fu realizzata nel 1911 su commissione di Pellatt dal famoso architetto E J Lennox. Più di trecento uomini, nel giro di tre anni, realizzarono un’abitazione da sogno, costata tre milioni e mezzo di dollari, che oggi è proprietà del Comune di Toronto. La visita può essere portata a termine in pochi minuti e ne vale veramente la pena.
Lo Shopping
Ci sono centinaia di luoghi dove fare compere nella zona di Toronto. Consiglio però l’Eaton Centre, il più grande centro commerciale della città. Si può trovare di tutto, e c’è un negozio per ogni esigenza. I prezzi a me sono sembrati in linea con quelli italiani. Un po’ più alti quelli d’abbigliamento di marca, un po’ più bassi quelli di hobbistica e in linea con i prezzi europei quelli del settore digitale e informatico.
La cucina
La cucina canadese a me è sembrata di ottimo livello soprattutto grazie alla presenza di ristoranti gestiti dagli immigrati provenienti da molti Paesi europei. Ma è possibile provare, soprattutto a Toronto, specialità provenienti da tutto il mondo. Per quanto riguarda le mance, se il servizio vi ha soddisfatto in Canada si lascia al cameriere il 15 per cento del conto totale. Attenti però ad alcuni ristoranti che, in caso di grandi gruppi, aggiungono in modo automatico la maggiorazione percentuale. Il pezzo forte della cucina in Canada è senza dubbio la colazione, simile a quella all’inglese, ma più abbondante e proteica, con frutta, dolci, latte, aranciata. Consiglio a tutti i pancakes allo sciroppo d’acero. Il pranzo è abbastanza leggero, mentre la cena, intorno alle 18.30, più ricca.
Holy Trinity greek orthodox monastery in Detroit
L’esperienza più coinvolgente e intensa che ho vissuto durante il mio viaggio nel nord America è stata sicuramente il soggiorno nel monastero greco ortodosso di Holy Trinity, nel Michigan. Alcuni anni fa mio cugino Sam, cristiano cattolico, ingegnere di 27 anni di successo in Canada e poi negli States, fu invitato da una sua cara amica a trascorrere un periodo di riposto dal lavoro nel monastero vicino Detroit. Qualcosa scattò dentro di lui tanto che si convertì alla religione cristiana ortodossa donando da allora la sua vita a Cristo e ritirandosi nella clausura di Holy Trinity. Si ratta di una grande tenuta precedentemente proprietà di un ricco uomo d’affari.
Io,insieme ad altri cinque ospiti, siamo stati accolti e assistiti premurosamente per tre giorni. Ci hanno accolto come fossimo compagni di sempre. Le loro preghiere nel cuore della notte all’interno della mistica cappella del monastero traboccante di icone, i rintocchi della tavola del Vecchio testamento che invitano alla preghiera alle 4 del mattino, la funzione religiosa nel giorno di festa che comprende anche il pranzo semplice, dignitoso e rigorosamente vegetariano per tutti i fedeli (sic), e la frutta fresca insieme ai biscotti bagnati e insaporiti dal loro sciroppo d’acero sono tutti doni che resteranno sigillati per sempre nel mio cuore.
Mi sono sentito come un povero sostenuto, come un ammalato assistito, come un disperato consolato. I gabbiani che volano liberi all’orizzonte, illuminati dal riflesso del tramonto che splende sul lago, mi ricorderà per sempre la stessa libertà dei monaci di clausura a Holy Trinity.
Le foto di carattere naturalistico sono state scattate con Canon EOS 40D, Canon 70-200mm f/4.0, Sigma 10-20mm f/4-5.6