Categoria: Reportage

Reportage dai ghiacci del Canada e i grandi laghi del Nord America

 

Reportage tra i ghiacci del Canada di Pietro Guida (1)Quando decisi di andare in Canada non immaginavo di trovarmi di fronte a un territorio così aggressivo e allo stesso tempo affascinante. Credevo che a marzo il freddo nella zona dei grandi laghi sarebbe stato contenuto e non avrebbe creato problemi a uno come me, che vive tutto l’anno in zona di montagna. Eppure il clima che ho trovato nella prima settimana di marzo 2009 mi ha reso la vita difficile, soprattutto in occasione di escursioni fotografiche. Ma anche per questo quello in Canada è stato un viaggio incredibile,  tra i grandi laghi del Nord America, tra i ghiacci, in un ambiente incontaminato e selvaggio, dove il freddo orienta tutte le scelte sociali delle popolazioni. Ma è stato anche un viaggio per conoscere meglio una cultura affascinante.

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Terremoto dell’Aquila

Soltanto quando le prime luci dell’alba si sono alzate sulla città, come ogni giorno, come se nulla fosse accaduto, il terrore della notte ha preso forma, concretizzandosi nella mente e nel cuore della gente nelle sembianza della devastazione. Solo allora la paura si è trasformata in orrore, lo shock in incredulità. Il buio è ciò che ha fatto più paura quella terribile notte. Le urla strazianti dei feriti e il pianto insistente di chi cercava mamma, papà, o il suo bambino scavando con le mani tra le macerie hanno lasciato il passo a un silenzio surreale.

L’Aquila, quella mattina, non era più la città caotica invasa da traffico, impiegati con la borsa che escono dagli uffici e studenti che percorrono i vicoli del centro storico, ma un deserto di macerie attraversato da gente in pigiama, con una sola pantofola, persone scioccate senza una meta e con le piazze invase da anziani seduti sulle panchine e avvolti da grigie coperte.

Veduta aerea della devastazione

Veduta aerea della devastazione

La prima impressione che ho avuto, la più sconvolgente, è che non tutti fossero ancora intimamente consapevoli di ciò che era accaduto. E’ come se quella distruzione fosse, in fondo, una sorta di inattesa normalità. Il volto degli anziani per strada e i loro occhi tersi ma segnati dal tempo sembravano capaci di sopportare un evento simile. La loro voce apparentemente rassegnata, ma in realtà forte e gentile, caratterizzata da un inconfondibile accento aquilano era scandita da concetti chiari e concreti, argomentazioni ripetitive e ovvie, come il canto dei passeri al mattino. «Non abbiamo più niente, ma siamo vivi», la frase più ricorrente. Più irrazionale la reazione dei giovani. Poche lacrime, poche parole, e sul volto lo sguardo della paura.
Quella notte lo scossone ha messo fuori uso gli impianti elettrici del centro e i cellulari hanno smesso di funzionare. E solo sapere la sorte dei propri cari o di un amico, è diventato impossibile.

La prima immagine dopo il sisma trasmessa dal satellite Geoeye

La prima immagine dopo il sisma trasmessa dal satellite Geoeye

I primi soccorsi arrivano proprio da chi il sisma lo ha subito. Si inizia a scavare tra i frantumi delle proprie case. Molta gente viene fuori dalle macerie. C’è chi riesce a liberarsi da solo sollevando pietre e cemento. Una donna resta appesa alla rete del letto, penzolando nel vuoto da 15 metri, dopo il crollo del solaio del suo appartamento al quinto piano, fino a quando alcuni giovani non l’aiutano a scendere. Sono centinaia le storie incredibili, decine i salvataggi miracolosi. C’è chi riesce a fuggire facendosi largo tra le pareti di mattoni forati che si staccano dalle colonne portanti. C’è chi tenta di scendere dal balcone perché le scale sono crollate. E c’è chi non ce l’ha fatta. Alcuni fuggendo precipitano nella tromba delle scale perché a causa del buio non si accorgono che le rampe sono sprofondate. C’è chi si copre la testa con il cuscino, ma viene travolto da massi, travi e detriti. E c’è chi prova a fuggire ma rimane schiacciato dalle pareti. (altro…)

Diario di viaggio: Hvar, l’isola fantastica della Croazia

 

 

Hvar, reportage dalla Croazia (1)

 

Non è un’isola come le altre. E’ vero, ogni luogo è diverso. Ma ce ne sono alcuni che si distinguono perché la loro terra è impregnata e satura di storie affascinanti e a volte sconosciute. Sono partito dall’Italia un sabato mattina, destinazione Hvar, isola della Croazia. Nonostante la nota località turistica fosse, negli ultimi tempi, diventata meta blasonata della maggior parte di giovani riccastri europei, intenzionati, più che ad ammirarne le bellezze, a impoverirne il paesaggio con la loro caotica e vandalica presenza, decisi di andare lì, proprio lì. La partenza non fu delle più esaltanti. Circa trenta minuti di ritardo per il treno diretto a Pescara. Dalla città abruzzese avrei dovuto prendere la nave, un trimarano, alle 2,45, che mi avrebbe portato dritto all’isola. Arrivato a Pescara, però, una brutta sorpresa. Dopo aver presentato alla biglietteria del porto pescarese il biglietto che l’agenzia di viaggi mi aveva fornito, vengo informato che la nave arriverà solo alle 15,30. La partenza sarebbe avvenuta alle 16. Mi organizzo, a quel punto, dopo aver espletato tutte le pratiche necessarie (timbro dei biglietti, consegna dei tagliandi per il bagaglio, e controllo dei documenti o della carta d’identità), per riempirmi lo stomaco con qualcosa da mangiare. Al porto di Pescara, però, non c’è alcun posto dove pranzare. Bisogna accontentarsi delle pizzette che vendono i bar. Non ci si può spostare, infatti, con i bagagli. (altro…)

Reportage: viaggio nelle parrocchie

 

tagliacozzo san francesco 7

Un reportage durato otto mesi (ottobre 2007-maggio 2008) e che ha toccato ben 27 realtà della diocesi di Avezzano. L’idea fu dell’allora caposervizio, Nino Motta, che conoscendo il mio attaccamento alla religione e il mio legame con la Chiesa cattolica pensò che tutto ciò potesse divenire un servizio per i lettori del giornale, ma anche per le comunità parrocchiali a volte dimenticate nonostante il loro grande impegno nell’evangelizzazione e di migliaia di fedeli di tutto il vasto territorio.

Così, d’accordo con il direttore Luigi Vicinanza, decise di farmi intraprendere questo affascinante “Viaggio nelle parrocchie” della Marsica. Io ero abbastanza titubante e ritenevo l’impresa troppo dispendiosa in termini di tempo e impegno che sarebbero stati sottratti alla cronaca del giornale. Invece presto mi accorsi che ne sarebbe valsa la pena. Nacque così una rubrica sul quotidiano Il Centro, del gruppo Espresso, che usciva la domenica mattina. Fu un successo. I giornali andavano a ruba e i fedeli si precipitavano in edicola per leggere cosa si diceva della loro parrocchia, del loro impegno nel volontariato, nella preghiera e nell’apostolato. Grande apprezzamento per l’iniziativa fu espressa dal vescovo dei Marsi, Pietro Santoro, che arrivato da poco alla guida della diocesi era entusiasta di conoscere, se pure solo da un punto di vista mediatico, ogni singola realtà della Marsica. Il giornale ricoprì veramente un ruolo di servizio e approfondimento sociale e culturale, oltre che di informazione.

Un territorio immenso, con una superficie di 1.700 chilometri quadrati e una popolazione di 115mila abitanti. Un mondo, quello delle parrocchie, a volte invisibile e misterioso, ma che nasconde, dietro il lavoro quotidiano di tanti sacerdoti, straordinarie storie di amore e altruismo; che cela, dietro l’apparenza di imponenti facciate di marmo e cemento, uomini e donne impegnati con sacrificio e dedizione in una missione di vita. Che sia una chiesa di campagna, come quella di Castelnuovo, o una maestosa cattedrale, come quella di Avezzano, si tratta di comunità impegnate ogni giorno, con piccoli o grandi gesti, a far rivivere il miracolo delle prime comunità cristiane e il mistero di Cristo morto sulla croce e risorto. (altro…)

A caccia dell’orso bruno

a1 orso marsicano (1)

 

 

Fa paura. L’ironia suscitata dal giovane orsacchiotto di nome Generoso, che ruba le pesche dal frutteto dell’ex sindaco di Ortona appostato di notte dietro un cespuglio per cogliere con le mani nel sacco un fantomatico ladro, lascia il posto al terrore dei residenti stanchi degli incontri ravvicinati del “quarto tipo”.
L’orso, al di là dell’immaginario collettivo, fa paura. (altro…)

Il tramonto di Ischia: tradizioni, cultura e storia di un’isola

Ischia, doppia esposizione focale (1)

 

Quello che più mi piace di Ischia è il tramonto da Forio. Diciamo che, se non fosse per le acque termali calde in ogni piscina, è l’unico motivo per cui ho scelto quest’isola. L’atmosfera al crepuscolo è incredibile. Per questo, oltre a studiare l’aspetto sociale e turistico di Ischia, ho deciso di sperimentare scatti al tramonto in doppia esposizione, ma con focali diverse. Ho avuto modo di conoscere bene la cultura del posto, le antiche tradizioni e le feste popolari come quelle di San Giovan Giuseppe della Croce, di San Vito a Forio o Santa Restituta a Lacco Ameno. Ma quella che mi ha appassionato di più è senza dubbio la “Festa a mare agli scogli” dedicata a Sant’Anna. Un evento singolare e interessante, con le piattaforme galleggianti allestite da scene allegoriche che sfilano sull’acqua dal Castello aragonese fino alla chiesetta dedicata alla Santa. Ischia è la più grande isola d’Italia, escluse Sicilia e Sardegna, con i suoi 62mila abitanti. Ma a Ischia tutto è piccolo. Allo stesso tempo, però, è l’isola in miniatura. Tutto è piccolo a Ischia, i negozi, i taxi, le piazze, le spiagge, le bancarelle, le strade. (altro…)