Categoria: Parola Commento al Vangelo del giorno


Commento al Vangelo del giorno

Stanchi e oppressi

La vita, a differenza del paradiso, è costellata di sofferenze come sconfitte, umiliazioni, perdite, delusioni, malattie, guerre, morti…

Nessuno può evitare che questo accada.

In questi casi Dio non è uno che fa le magie e impedisce tutto ciò, e anche se, quando si prega con fede e perseveranza, molte cose ce le risparmia, non ci sono garanzie che tutto questo non accada.

La vita ci rende stanchi e oppressi. Mt 11,28

Dio non fa sparire i problemi della vita, ma viene a guarire la paura e l’angoscia che questi problemi portano nel nostro cuore.
Non toglie i pesi della vita, ma li rende leggeri.
Non fa sparire la croce, ma ci aiuta a portarla, anzi a volte la porta lui per noi.

Basta affidarsi a lui e fidarsi di lui, con la preghiera, con il perdono degli altri, sostenendo le persone che incontriamo sulla nostra strada, mettendo gli altri prima di noi. Tutto il resto verrà da sé.
(altro…)

Verso il più fragile

 
E’ la più bisognosa, la più abbandonata, la più scartata, la più fragile…
Neppure novantanove pecore possono fermare il pastore dall’andare a cercarla e tenerlo chiuso nell’ovile.

E’ il più debole, il più sfortunato, il più piccolo, il più povero…
Neppure le critiche di un figlio buono possono fermare il Padre dal cercare il figlio prodigo.

(altro…)

Gli occhi chiusi

L’uomo progredisce nella conoscenza, nella cultura, nelle scienze, nella tecnologia, con una scala sociale sempre più complessa, incrementando il benessere economico, magari a scapito delle popolazioni più povere, per farsi una casa, per comprare sempre di più e avere sempre di più.

Ma resta povero, chiuso in se stesso. Gli manca un altro tipo di conoscenza, quella che viene dal cuore, quella dell’amore.
Assomiglia a un falegname sprovveduto che costruisce un mobile senza i suoi attrezzi, a un astrologo che pretende di scrutare il cielo senza telescopio.
L’uomo conta più sull’uomo che su Dio, più sulla conoscenza che sull’amore. E per questo il mondo va male, perché sfratta Dio e l’amore dal suo cuore, dalla sua organizzazione sociale, politica, economica.

Allora come oggi, qualunque prodigio avesse compiuto Gesù, loro l’avrebbero visto sempre come il figlio del falegname e i loro occhi non si sarebbero comunque aperti. Abbiamo ancora gli occhi chiusi.
(altro…)

Tornare a vedere

Spesso ci sentiamo persi, confusi, ci ritroviamo al buio, soli e abbandonati.
E allora cosa facciamo in quei momenti?
Abbiamo due possibilità.
Arrenderci o sorreggerci l’un l’altro.

Due ciechi lo seguivano” dice il vangelo di oggi. Mt 9, 27-31
Come riuscivano ad andare dietro a Gesù senza vedere?
Si sorreggevano l’uno all’altro. Ma a volte neanche questo basta.

Non erano guidati dalla vista, ma dalla speranza.
E’ la speranza che ci dà la forza necessaria nei momenti bui.
E’ l’unica possibilità quanto brancoliamo nel buio del dolore.
Dobbiamo farci guidare dalla speranza nell’amore di Dio per trovare la luce che ci faccia vedere di nuovo.

Le tempeste della vita

Tutti abbiamo momenti difficili nella vita. Non c’è modo di evitarlo.
La vita è meravigliosa ma è fatta di scelte, difficili, e di tempeste da superare.

Per quanto una persona possa trascorrere una vita felice avrà comunque momenti di sconforto.
Il cielo sereno c’è sempre dopo una tempesta.

Spesso i nostri buoni propositi si infrangono alla prima tempesta davanti agli scogli dell’evidenza.

Questo accade quando fondiamo la vita su valori umani, su interessi, su obiettivi effimeri, su avvenenza, salute, ricchezza… ignorando le esigenze dello spirito.
Quando, insomma, non ci sono fondamenta solide. E’ allora che le tempeste della vita ci spazzano via.

Supremazia dell’altro

Subito lasciarono le reti e lo seguirono. Mt 4,12-23
Abbandonando il loro lavoro di pescatori senza esitazione, Pietro e Andrea si scrollarono di dosso l’egoismo, l’opportunismo personale.
Anche noi dobbiamo avere il coraggio di combattere contro la nostra corruzione interiore, l’opportunismo, il vantaggio peraonale, atteggiamenti che sono del diavolo.

Dobbiamo sostituire la supremazia sociale del successo a tutti i costi, di cercare il potere a scapito dei più deboli di avere la sete di ricchezze e di cercare il piacere a qualsiasi prezzo.
E dobbiamo fare rinascere in noi la supremazia del prossimo, dell’altro, del fratello.

I piccoli

Siamo stati scelti per amore e questa è la nostra identità.

Noi diciamo spesso: “IO ho scelto questa religione, IO ho scelto di fare questo cammino, ecc…”.
No, tu non hai scelto proprio niente.

E’ Lui che ha scelto te, ti ha chiamato e si è legato. E questa è la nostra fede.
Se noi non crediamo questo non abbiamo capito nulla, non abbiamo capito il messaggio di Cristo, non capiamo il Vangelo.

La verità è che Lui si è innamorato della nostra piccolezza e per questo ci ha scelti. E Lui sceglie i piccoli: non i grandi, i piccoli.
Se tu vuoi capire qualcosa del mistero di Gesù, abbassati, fatti piccolo, riconosci di essere nulla.
Riconoscilo in te stesso.

I grandi non li chiama? Il suo cuore è aperto, ma la voce i grandi non riescono a sentirla perché sono pieni di se stessi.
Per ascoltare la voce del Signore, bisogna farsi piccoli.

(altro…)

Quanto ci fidiamo?

È proprio vero che a volte siamo inadeguati alla vita, da cui prendiamo molto e, forse, siamo poco.
Ed è altrettanto vero che spesso siamo così traboccanti di noi che non ce ne rendiamo neanche conto.

Io, io, io… Ma io… Sì, però io sono…

Quando parliamo con Dio siamo inadeguati al suo amore incommensurabile.
Eppure siamo lì a chiedere ogni volta, spesso a pretendere.
E mai ci ricordiamo di dire, come il centurione della parabola di oggi, “io non sono degno”. Mt 8,5-11

Eppure lo ripetiamo ogni volta alla messa “io non sono degno di partecipare alla tua mensa ma di soltanto una parola…”.

Dovremmo imparare tutti dal centurione a pregare.
Il centurione era un pagano, non era ebreo, era un ufficiale dell’odiato esercito di occupazione, un peccatore.

“ ℎ ; ; ’ ̀ ”.
Eppure un peccatore ha la fede di credere che il Signore con una sola parola può guarire il suo servo morente. Fede che noi credenti non abbiamo.
E il servo malato venne guarito.

̀ ̀ , ℎ , : « ℎ ℎ ℎ ̀ !».
7,1-10
E noi quanto ci fidiamo?

Andare oltre

C’è chi aspetta una persona, c’è chi aspetta il lavoro, c’è chi aspetta di stare bene, c’è chi aspetta un po’ di riposo, c’è chi aspetta una svolta economica, c’è chi aspetta un aiuto, c’è chi aspetta l’amore, c’è chi aspetta qualcosa che non sa come si chiami.
E noi cosa aspettiamo?

E cosa ci aspettiamo da questo nuovo anno liturgico?

Non lasciamoci sovrastare dalle esigenze quotidiane, non chiudiamoci nella ricerche affannosa dei nostri interessi, ma apriamo la porta agli altri prima che sia tardi.

Scuotiamoci dai canoni della quotidianità, della banalità, della mondanità.

Andiamo oltre, cerchiamo oltre, guardiamo oltre.
Cerchiamo il Signore che si nasconde nelle persone povere, nelle persone che soffrono, nelle persone sole e abbandonate, nelle persone emarginate, nelle persone dimenticate.
Solo allora arriverà Natale.
E non sarà Natale un giorno solo.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Mt 24,37-44

Investimenti

Come facciamo le nostre scelte di vita?
Su cosa si fondano?

Siamo portati ad aggrapparci a ciò che è a portata di mano, a ciò che è razionale, a ciò che tocchiamo, alle cose, ai beni, al lavoro, alla vicinanza delle persone a cui teniamo, al lavoro, alla posizione, alla salute, al successo.

Non si può biasimare un atteggiamento di questo tipo. E’ umano.

Purtroppo in questo modo non ci accorgiamo di farci del male.
Perché tutte queste cose finiranno, ci sfuggiranno inevitabilmente di mano. In fondo è la vita.

Ma allo stesso tempo è un inganno, perché “il cielo e la terra passeranno”. Lc 21,29-33

Questo non significa che la vita è un inganno, la vita è meravigliosa, ma poi finisce…

Invece dovremmo investire il per il futuro. E il futuro dell’uomo non è la vecchiaia. Sarebbe una delusione se così fosse.
Riflettiamo bene, dunque, su cosa investire nella vita!