Categoria: Parola Commento al Vangelo del giorno


Commento al Vangelo del giorno

Pagina bianca

Pagina bianca che in fondo spaventa,
ci stringiamo frettolosi le mani,
sperando che a me vada bene
e che i mali girino al largo.

Ma se chiedo la tua protezione, Maria,
mi fermo a guardare il tuo Capodanno.

In fuga in mezzo al deserto,
alle spalle una strage di innocenti,
che non hai potuto impedire.
È questo essere madre di Dio?

Un tale percorso accidentato e incerto,
vicino a lui sì,
ma così confuso tra bene e male?
Così misteriose e incomprensibili le circostanze?

Eppure sei capace di accettarle “dentro”,
meditandole nel tuo cuore,
durante il lungo e silenzioso viaggio verso l’ignoto,
di «viverle» materialmente.

Senza tante domande e parole,
ma con la sola parola che salva l’uomo da se stesso,
per gettarlo nelle mani di Dio: «Sì».
Insegnami a ripetere sì,
a fare «quello che Lui mi dirà»
negli avvenimenti di questo anno nuovo.

Intercedi, perché se aumenteranno le difficoltà
aumenti in me anche l’amore per Lui.
Donami l’umiltà di accettare
che non riuscirò a risolvere tutti i nodi.

Una casalinga

Grazie

Grazie.

Grazie per tutto quello che abbiamo ricevuto, grazie per la vita e per l’amore, per l’allegria e per il dolore, per quello che è stato possibile e per quello che non ha potuto esserlo.
Grazie per il lavoro che abbiamo compiuto, per le cose che sono passate tra le nostre mani e per quello che con queste abbiamo potuto costruire.
Grazie per le persone che abbiamo amato, le nuove amicizie, le persone a noi più vicine, quelle che sono più lontane, quelle che se ne sono andate, quelle che ci hanno chiesto una mano e quelle che abbiamo potuto aiutare, quelle con le quali abbiamo condiviso un tratto della nostra vita, il lavoro, il dolore e l’allegria.

Ma oggi, in questo momento di bilanci e di verifiche, vogliamo anche chiedere scusa.

Scusa per il tempo sprecato, per i soldi spesi male, per le parole inutili e per l’amore disprezzato.
Scusa per le opere vuote, per il lavoro fatto male, per il vivere senza entusiasmo, per la preghiera sempre rimandata, per tutte le nostre dimenticanze e i nostri silenzi.
Scusa se non siamo stati giusti discepoli.

Speriamo e crediamo in un futuro ricco di grazia, di luce e di incontenibile amore per la vita.
Speriamo di spendere bene ciò che abbiamo e donare meglio ciò che siamo.
Speriamo e crediamo nella pace per chi è in guerra, nella felicità per chi soffre, nella serenità per noi e per i nostri cari, nella forza e nella prudenza, nella carità e nella saggezza dei nostri cuori.

Ci impegniamo per questo nuovo anno a testimoniare sempre l’amore affinché quelli che ci incontreranno potranno trovare in noi un po’ di pace e di gioia.
A conclusione di questo anno e a poche ore da quello nuovo
vogliamo gridare al cielo il nostro “grazie!”.

Grazie e ancora grazie, o Signore di ogni bontà, perché tutto il bene che ci circonda è un dono tuo che spesso non sappiamo apprezzare.
Grazie.

L’Erode che c’è dentro di te

Erode era un vero sanguinario.
Aveva fatto uccidere il cognato per delle voci, imprigionato la suocera, condannato due figli, giustiziato il sommo sacerdote. Poi aveva massacrato tutti i bambini fino a 2 anni in tutta la regione.
Non sappiamo quante persone abbia ucciso in realtà.
Quest’uomo ci fa impressione!

Ma anche dentro ognuno di noi c’è un Erode nascosto.
Le guerre, la fame, l’indifferenza, la tratta di uomini, l’egoismo, l’arrivismo, l’ambizione scatenata, sono solo alcuni dei sentimenti che affliggono la nostra società, quella che chiamiamo civile.

Quindi smettiamo di scandalizzarci e impegniamoci a cambiare noi per primi.
Prendiamo esempio da Giuseppe, custode delle debolezze umane, che porta Gesù e Maria in salvo. (altro…)

Fragile

Un bambino, indifeso, senza armi né esercito, oltretutto povero, senza castello né guardie, senza potere né proprietà, senza patria né regno, solo, con una famiglia sola, al freddo, nella sofferenza, nella persecuzione, indifeso come di più non si poteva, rifiutato dalla gente di Betlemme, scacciato da case e alberghi, con Maria e Giuseppe che sperimentano il rifiuto, la mancanza di generosità e di solidarietà.

In una parola: fragile.

Ci siamo mai chiesti perché è venuto così debole? Perché così esageratamente fragile?

Una risposta c’è.

E’ venuto per amarci proprio nelle nostre fragilità, per poterci stare vicino in quelle situazioni di cui ognuno di noi si vergogna di se stesso, quando siamo timidi, soli, deboli, persi.
E lui ama proprio quella parte di noi, la nostra nudità, la nostra fragilità. Ci è vicino più di sempre quando siamo crudeli, meschini, miserabili, vili, quando piangiamo, quando soffriamo, quando siamo perduti.
Stiamo attenti allora, noi, a non fare come quella gente ricca di Betlemme che non ha voluto accogliere Gesù.

Facciamo invece come i poveri pastori che accorrono nella stalla e dicono: andiamo a Betlemme a vedere cosa ha fatto il Signore.
La fede è così, fragile come quel bambino appena nato.
Tocca a te scegliere, rischiare, fidarti.

La festa prima del festeggiato

Rischiamo di mettere prima la festa che il festeggiato. Sembra che il Natale sia per il mondo una grande ricorrenza che non c’entra niente con il festeggiato.
Durante l’Avvento ci dedichiamo a una serie di frenetici preparativi.

Le nostre case diventano decorate, la tavola imbandita, il focolare acceso, l’albero contornato di regali, le strade più luminose, le nostre mani più generose…
Ma il vero Natale ci spinge a uscire dalle nostre case calde, e a metterci in cammino per “preparargli le strade” (Lc 1,76). Ci spinge verso chi è al freddo affinché sia scaldato, verso chi è al buio per dargli la luce, verso chi ha paura della morte a ricordargli la vita, a chi è nella guerra per riportagli la pace.

E allora sì che “verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (LC 1, 79). (altro…)

Credere in se stessi

A volte traiamo le conclusioni della nostra vita troppo presto.
A volte troppo tardi.
A volte la vita ci lascia senza parole, a volte invece ci indica le parole giuste.

Zaccaria non ha creduto alla promessa dell’angelo.
Maria ha creduto alla promessa dell’angelo.
Due risposte totalmente opposte.

Zaccaria resta, così, muto e sordo.
È quello che accade ognuno di noi quando non crediamo a noi stessi, a Dio, quando abbassiamo la testa e andiamo avanti nella strada dell’indifferenza, della malafede, della sfiducia.
Ci rassegniamo a una vita superficiale che si ferma all’esterno e non va fino nell’anima. (altro…)

La crisi

La verità è che siamo imperfetti.
Vorremmo aspirare alla perfezione, costruirci una vita perfetta, ma perfetta secondo i nostri parametri.

Invece rischiamo di inseguire un’illusione, perché la vita è perfetta nell’imperfezione.
Lo stesso amore è imperfetto, fragile, doloroso.

Lo sapeva Giovanni Battista che, in crisi, mandò i suoi uomini a chiedere a Gesù se fosse lui il Messia.

Infatti lo vedeva povero, umile, docile, indulgente. Ma che messia è? Si sarà chiesto.

Lo stesso accade a noi. Vorremmo un Dio aderente alle nostre necessità, necessità spesso frivole, egoistiche, materiali.
Per liberarci da questi dubbi terribili dovremmo invece, al contrario, consegnarci come argilla nelle mani del vasaio. (altro…)

I peccatori

Dio ama  i peccatori, cioè i pubblicani,  le prostitute, i ribelli, i diseredati.

Li ama per due motivi.

Perché soffrono più degli altri.

E perché hanno più bisogno di Lui.

Basti pensare alla pecorella smarrita. Il pastore lascia tutte le altre 99 e va con l’unica smarrita, confusa, perduta.
Basti pensare al figlio prodigo. Il padre lascia tutto, lasica il fratello buono, bravo e rispettoso e va da quello degenerato, peccatore, drogato e scapestrato.
Queste persone, ascoltando la predicazione di Gesù si pentono e cambiato vita.

Ma quello che Gesù dice nel vangelo di oggi  non significa che Dio non ama quelli che lo seguono più fedelmente. Ma quelli hanno già trovato la loro strada.
E non significa neanche assecondare chi ragiona dicendo: “tanto, quelli che vanno in chiesa sono peggio di noi”.

Significa solo che Dio ama anche chi ha più bisogno di lui, chi è più sfortunato.
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Nei momenti difficili

Nei momenti difficili ci sentiamo smarriti, soli, abbandonati.
Non è facile, in quei momenti, accogliere il concetto di Dio amico.
Le difficolta ci demoralizzano e ci fanno perdere fiducia.

Giovanni battista, finito in carcere, ebbe dei dubbi su Gesù e mandò a dirgli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Mt 11,2-11
Vuole essere confortato, rassicurato.

Gesù poteva mandare un angelo a liberarlo facendo cadere le mura della prigione. Ma la rivoluzione di Dio è con la pace non con la spada, con l’amore non con la forza.
“Misericordia io voglio, il perdono”.
“Beati i poveri, gli umili, i perseguitati, chi subisce ingiustizia.
No all’egoismo, alla pretese, sì all’altruismo e al perdono.

Se ci chiudiamo sui nostri desideri individuali senza pensare agli altri perdiamo una parte di noi.
Perdiamo una parte di felicità, la parte più grande, la.gioia più profonda. E ci resta solo la corteccia.

Si ha più gioia nel dare che nel ricevere.
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Cristiani tristi

Siamo sempre pronti a criticare, a lanciare accuse agli altri, a dire questo non va bene, questo non si fa, io avrei fatto meglio…

Siamo come bambini che hanno paura di gioire, ma hanno paura anche di piangere, paura di tutto, che chiedono conferme per tutto.
Proprio come i cristiani che criticano sempre.

Criticano perché hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo, criticano sempre gli altri e mai se stessi.

Questo è triste.
Sono cristiani tristi.

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