Rischiamo di mettere prima la festa che il festeggiato. Sembra che il Natale sia per il mondo una grande ricorrenza che non c’entra niente con il festeggiato.
Durante l’Avvento ci dedichiamo a una serie di frenetici preparativi.
Le nostre case diventano decorate, la tavola imbandita, il focolare acceso, l’albero contornato di regali, le strade più luminose, le nostre mani più generose…
Ma il vero Natale ci spinge a uscire dalle nostre case calde, e a metterci in cammino per “preparargli le strade” (Lc 1,76). Ci spinge verso chi è al freddo affinché sia scaldato, verso chi è al buio per dargli la luce, verso chi ha paura della morte a ricordargli la vita, a chi è nella guerra per riportagli la pace.
E allora sì che “verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (LC 1, 79).
Della pace!
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Lc 1,67-79