“Ce la faremo!”. “Tutto tornerà come prima!”. Io spero proprio di no.
Forse per qualcuno il mondo di prima era qualcosa di meraviglioso. Sì, forse sì. Ma non per tutti.
Forse non era così fantastico come ora ce lo ricordiamo.
Con il passare del tempo siamo progrediti nello sviluppo, ma siamo regrediti nei valori.
Nel nostro fantastico mondo muoiono di fame tre milioni di bambini ogni anno, la diarrea ne uccide mezzo milione e banali infezioni provocano dieci milioni di vittime per malattie curabili. Sì, curabili.
Ma la vita, per noi, ha continuato a scorrere nell’indifferenza.
Fino a quando questo mondo non ci si è sgretolato davanti agli occhi in pochi giorni, e alcune persone hanno cominciato a morire per un virus, stavolta sì, incurabile.
Questo virus ha risparmiato i bambini, forse perché di bambini già ne muoiono a sufficienza, e per salvarli non servono sofisticati respiratori e reparti di terapia intensiva, basterebbe del riso, oppure un litro d’acqua con lo zucchero. Questo è sufficiente a salvare un bimbo dalla dissenteria. Ma l’acqua non c’è, e nemmeno lo zucchero. Abbiamo capito solo ora che è capitato sulla nostra pelle quanto costa una vita.
Solo nelle favelas ogni giorno muoiono 30 bambini perché la morte, in Brasile, è una questione di classe e non di virus.
Non è vero che ce la faremo se non capiremo che a farcela dobbiamo essere tutti: anche chi, quando il virus finirà, continuerà a morire.
Io spero, che oltre al virus, inizieremo a curare l’amicizia e l’altruismo così come abbiamo fino a oggi coltivato i nostri interessi.
Spero che non ci sarà più un mondo di benessere che disumanizza, di sviluppo che sacrifica il lato umano, di profitto che sovrasta il cuore, d’interesse che vince l’altruismo, di conflitti che spengono la collaborazione, di invidie che demoliscono la riconoscenza, di pregiudizi che cancellano l’imparzialità, d’ipocrisia che sovrasta la verità, di avidità che abbatte l’altruismo.
Se tutto tornerà come prima, dimenticheremo quanto ci siano mancate le cose importanti, gli abbracci, il contatto, i baci,
l’unità, la collaborazione, la fratellanza, e non riusciremo a capire come la coscienza inizia lì, dove finisce l’interesse.
E se dimenticheremo presto che tutti abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri uomini, allora sì che tutto tornerà come prima.
E allora spero proprio di no, spero che questo vecchio mondo non tornerà come prima, spero che da adesso tutto cambierà, spero che noi cambieremo, spero che il tempo futuro a nostra disposizione, quando il virus sarà andato via, cambierà, e sapremo impiegarlo in un altro modo. Spero che ci sia da lezione. Spero che non daremo più tutto per scontato.
Forse sì. Forse ce la faremo. Ma se neanche questo sarà servito a cambiarci, allora tutto sarà stato inutile. Il sacrificio di tutte quelle persone che ci hanno lasciato senza un abbraccio, senza una stretta di mano, senza un ultima parola, senza un ultimo sguardo, saranno stati inutili.
Per questo spero che tutto cambierà, che molte cose non saranno più come prima…