Impazza in queste ore la polemica sullo squadrone di soli maschi alla presentazione della coalizione di centrodestra a sostegno del sindaco Pierluigi Biondi.
Forse non è granché, ma comincia così, piaccia o non piaccia, la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale del capoluogo abruzzese.
Galeotta fu la foto di rito che schiera sedici uomini abbracciati e sorridenti in posa come una squadra di calcio prima della partita.
Lo scivolone c’è stato, è inutile provare a glissare, e Biondi non potrà fare altro che prenderne atto e voltare pagina.
Uno scivolone con doppio salto mortale e che ha impedito al sindaco anche di cadere in piedi. Infatti dall’altra parte non solo tengono in particolare considerazione la quesitone “quote rosa”, ma lo stesso candidato sindaco del centrosinistra è una donna.
Era così scontato, quindi, che il Partito democratico inzuppasse il pane nella gaffe degli avversari addirittura gridando alla “vergogna”. Forse anche troppo scontato. Tanto da scomodare il segretario regionale, Michele Fina, che ricorda a tutti come “la rappresentanza delle donne, nelle istituzioni e nelle competizioni elettorali, è il primo fondamentale passo per dare considerazione alle loro esigenze… ecc ecc”.
Argomentazioni tanto sacrosante quanto scontate. Anche perché questa per ora è la forma e bisognerà vedere la sostanza, è solo la partita di andata, il ritorno ci sarà, ragionando su questo piano, quando si conteranno le donne in lista da una parte e dall’altra.
Qualcuno, in verità, si aspettava qualcosa in più dal Pd come primo vero affondo di una campagna elettorale agli esordi, qualche argomentazione più incisiva. Argomentazioni che certo non mancano al Pd e al centrosinistra.
Perché se ci si infila nelle disquisizioni sui temi di genere, allora non se ne esce più, e gli elettori, aquilani, potrebbero annoiarsi, sbadigliare e girarsi dall’altra parte, proprio perché si aspettano di più.
Anche perché, in fondo, il merito non deve avere sesso e, come si sa, le donne sono “superiori” agli uomini per intelligenza, forza e cuore.
Non dovrebbero servire quote, ma esempi spontanei di pluralismo di genere. E’ grazie a risorse diverse tra loro che la società – e quindi anche la politica – si arricchisce. Anziché appigliarsi a un riconoscimento arrivato in via legislativa al fine di riequilibrare la rappresentanza di sessi diversi con l’imposizione di specifiche quote (rosa), si sarebbe dovuto lavorare (e si deve ancora lavorare) affinché la rappresentanza sia una logica e naturale conseguenza della varietà. E ciò non solo nella pubblica amministrazione (cosa alquanto riduttiva), ma anche nell’imprenditoria, nella scienza, nello sport e così via.
Chi ha il potere di decidere (in questo caso gli elettori: uomini e donne) dovrebbe scegliere la persona che reputa migliore per quel determinato posto (in questo caso la poltrona di amministratore) assumendosi le responsabilità della propria scelta.
Le quote rosa purtroppo non garantiscono questo risultato. Anche perché troppo spesso (forse sempre) queste quote vengono applicate “al minimo matematico” quando invece la scelta “giusta”, in molti casi, sarebbe quella che vede più posti assegnati alle donne rispetto agli uomini. E si sa che non succede mai.
A decidere, insomma, sono sempre gli elettori. E gli elettori (anche se a volte sbagliano) hanno deciso ad esempio, ironia della sorte, che il Partito Democratico dell’Aquila non avesse neanche una consigliera comunale donna.
Va bene l’affondo al sindaco uscente, ma gli elettori vogliono di più, pretendono di più. Pretendono concretezza, soluzioni, argomentazioni su questioni tangibili, autorevolezza.
Il centrosinistra schiera capolista una come la Pezzopane, che di certo non manca di autorevolezza, astuzia, coraggio e intelligenza, avendo dimostrato per anni di metteresti nel taschino schiere di politici scalpitanti e… quasi sempre uomini.
La politica aquilana, però, può fare di più che paragonare la foto di Biondi a co. a quella del Congresso di Solvay a Bruxelles, anche perché, lì, una donna c’era.