Non è un’isola come le altre. E’ vero, ogni luogo è diverso. Ma ce ne sono alcuni che si distinguono perché la loro terra è impregnata e satura di storie affascinanti e a volte sconosciute. Sono partito dall’Italia un sabato mattina, destinazione Hvar, isola della Croazia. Nonostante la nota località turistica fosse, negli ultimi tempi, diventata meta blasonata della maggior parte di giovani riccastri europei, intenzionati, più che ad ammirarne le bellezze, a impoverirne il paesaggio con la loro caotica e vandalica presenza, decisi di andare lì, proprio lì. La partenza non fu delle più esaltanti. Circa trenta minuti di ritardo per il treno diretto a Pescara. Dalla città abruzzese avrei dovuto prendere la nave, un trimarano, alle 2,45, che mi avrebbe portato dritto all’isola. Arrivato a Pescara, però, una brutta sorpresa. Dopo aver presentato alla biglietteria del porto pescarese il biglietto che l’agenzia di viaggi mi aveva fornito, vengo informato che la nave arriverà solo alle 15,30. La partenza sarebbe avvenuta alle 16. Mi organizzo, a quel punto, dopo aver espletato tutte le pratiche necessarie (timbro dei biglietti, consegna dei tagliandi per il bagaglio, e controllo dei documenti o della carta d’identità), per riempirmi lo stomaco con qualcosa da mangiare. Al porto di Pescara, però, non c’è alcun posto dove pranzare. Bisogna accontentarsi delle pizzette che vendono i bar. Non ci si può spostare, infatti, con i bagagli.
Questa “pratica”, cioè quella di camminare per centinaia di metri con le valige senza rompersi la schiena o rischiare di cadere a terra tramortiti, è inevitabile una volta arrivati a Hvar. Avrei preferito portare un comodo e pratico zaino da montagna che mi avrebbe permesso di spostarmi con i bagagli più agevolmente. Purtroppo avevo optato per una più tradizionale borsa da valigia con le rotelle. La borsa con le rotelle, infatti, è molto comoda nelle zone urbane. Scivola sul pavimento senza problemi. I problemi, quelli veri, arrivano quando ci sono gradini da salire, o peggio, intere rampe di scale. Hvar è così. All’arrivo della nave, mentre attraccava, ero già in fila, tra i primi. Qualche problema, l’avevo avuto per trasportare le borse alla stazione di Pescara. Ma i guai arrivano per far salire la borsa sul Trimarano. Partii quindi, diretto all’isola di Hvar, intorno alle 16. Il mio viaggio era iniziato alle 10. Il trimarano è una nave molto veloce. Arriva in Croazia nel giro di tre ore e mezza. All’interno trovo subito un gran lusso. C’è da mangiare, ci sono i divani e la televisione che trasmette un film americano con i sottotitoli in italiano. Poi c’è l’aria condizionata. Purtroppo. Infatti dopo pochi minuti di viaggio i passeggeri cominciano a lamentare un po’ di freddo che diventa, pian pian, gelo. Una mamma prende il mio giornale, Il Centro, e ci incarta letteralmente i due figlioletti che dormono. L’aria condizionata, in effetti, è eccessivamente condizionante. A nulla valgono le proteste dei viaggiatori. La nave arriva dopo cinque ore di viaggio “agghiacciante”. A quel punto non c’è più niente da fare: sono sull’isola.
TERRITORIO, CLIMA E FOTOGRAFIA
L’isola di Hvar è lunga sessantotto chilometri, per un totale di trecento chilometri quadrati. I punti chiave per fotografare ovviamente sono quelli sulla costa, ma onestamente non è il massimo per foto paesaggistiche. L’interno è collinare con monte Sveti Nikola (626 metri) e l’Hum (603) a sud-ovest. Qui il clima offre molti vantaggi, impossibili da trovare altrove. La città si trova infatti nella fascia climatica mediterranea, dove crescono numerosi alberi di olivo e il cielo è sempre azzurro. Da un punto di vista fotografico non è il massimo. Il cielo è sempre monotono e anche i tramonti sono sempre uguali. Sull’isola ci sono ogni anno circa 2.726 ore di luce solare e il massimo è stato registrato nel 2003 con 3.053 ore soleggiate. Un cielo più luminoso di Alessandria d’Egitto e anche più a lungo. La giornata più soleggiata dell’anno, con circa 12 ore 27 minuti di luce, è il 18 luglio. Durante la stagione turistica, da giugno a ottobre, il mare a una temperatura media che supera addirittura i 20 gradi centigradi, con punte di 27! Solo a gennaio la temperatura atmosferica scende sotto i 10 gradi. Se si è interessati alla fotografia paesaggistica, non consiglio un viaggio a Hvar, ma questo non significa che non sia possibile fare belle foto di paesaggi. Significa che esistono posti migliori per quel tipo di scopo.
L’ARRIVO
Scendo dalla nave dove mi controllano di nuovo i documenti. Ma il peggio deve ancora arrivare. Dell’autobus che avrebbe dovuto portarmi alla città di Hvar, che si chiama come l’isola – che fantasia – nessuna traccia. Dopo aver cercato di parlare a gesti con un autista croato salgo sul suo autobus che mi porta alla città. Accetta anche euro visto che di kune, la moneta locale, non ne ho. Un euro vale circa sette kune. Arrivo finalmente a Hvar e qui chiedo all’ufficio informazione, dove parlano anche italiano, dove è il mio hotel. Mi consigliano di andare in taxi, ma non ce ne sono, né si trova un modo per chiamarne uno. Vado così a piedi. Mai avrei potuto fare scelta più avventata. Mezz’ora a piedi e, dopo aver attraversato il centro, mi tocca salire per circa un chilometro. Non sarebbe stato un problema se avessi avuto il mio zaino da montagna, ma non l’avevo, avevo una borsa scomoda e pesante, con rotelle inutili. Alle 10 arrivo all’albergo. Mi spiegano che la cena finisce alle 9,30 ma che per questa volta faranno un’eccezione. Le persone del posto sono cordiali, ma non sono eccessivamente cordiali. Non gli chiediamo dove fosse finito il pulmino che avrebbe dovuto accompagnarci all’albergo. Non mi capiscono e sono troppo stremato dalla fatica per parlare. Vado in camera. Un’umile camera, sotto le aspettative, sotto, forse, anche il corrispettivo pagato. Una camera semplice con letto e armadio. Il bagno con una mezza vasca e senza bidè. Dalla finestra non si vede il mare, ma solo qualche albero e un edificio. Il mio contratto, però, prevede la vista sul mare. E’ diffusa, infatti, la consuetudine di far pagare alla gente in base a quello che vede fuori. Vedere un parco con la montagna costa meno che vedere il mare. Chissà chi è stato a decidere così la prima volta?! Scendo per la cena ma sono rimasti, vista l’ora, solo un tipo di primo, un secondo e il dolce. Mi dicono che all’albergo hanno predisposto colazione e cena. Ci informano dei rispettivi orari, ma il problema che il mio contratto prevede pensione completa, quindi anche il pranzo.
IL PORTO E LA VITA NOTTURNA
Decido di fare subito una passeggiata e di affrontare successivamente il problema, e l’idea è buona. In centro c’è molta gente, i locali sono pieni, e le strade affollate. Si passeggia lungo mare, un molo che circonda tutta l’isola. La pavimentazione è tutta in pietra, le casette sono caratteristiche e il panorama è bello. Sono attraccate dappertutto centinaia di barchette e qualche yacht. Oltre alla città, offrono l’ancoraggio anche le isole Pakleni-Aci Marina Palmizana.
A Hvar c’è un’atmosfera turistica e mondana. Le Pakleni sono invece la meta nautica preferita dell’Adriatico grazie a una affascinante baia sull’isola di San Clemente. Durante la stagione turistica la vita notturna a Hvar va avanti fino al mattino. Il cuore della città è la Piazza di Santo Stefano. Solo al mattino è libera dai turisti che dormono o sono in cerca delle rare spiagge. Passeggiare a Hvar è rilassante anche se oggi non è più così. Si possono acquistare souvenir e gioielli di bigiotteria venduti sui banchi dislocati accanto alla Piazza e lungo il porto. In estate non mancano gli eventi culturali come mostre, concerti, spettacoli teatrali e manifestazioni. Finisco il mio tour e me ne vado a letto riservandomi di chiarire all’indomani la questione delle camere senza vista mare e il fatto della pensione completa senza pranzo.
IL MARE
Il mare a Hvar, la città, non c’è. Ciò non significa che non c’è l’acqua del mare, ma che non c’è il mare come noi italiani lo intendiamo quando lo colleghiamo alla vacanza. Non ci sono spiagge di sabbia, ma non ce ne sono neanche con le pietre. Ci sono solo moli e pontili in pietra antica e non c’è quasi spazio per prendere il sole o per tuffarsi. Per trovare spiagge di roccia bisogna spostarsi. Sono spiagge pericolose, però, perché le pietre sono molto taglienti e in giro, di gente con i piedi fasciati e le stampelle, se ne vede molta, veramente molta. Ci sono poi le piccole isolette della zona, ma oggi sono invase da nudisti e guardoni. In albergo, però, c’è la piscina. Sveglia alle 9 e poi giù per la colazione, infine dritto in piscina. Prima, però, vado a chiarire la questione delle camere e del vitto. Così mi cambiano stanza e me ne danno una con vista mare, molto migliore, dicendomi che per mangiare devo andare a un albergo del centro, al porto, dove fanno pensione completa. Il mio pranzo posso farlo lì, ogni giorno. Il posto non delude e neanche da mangiare.
IL CHIOSTRO
Dopo pranzo faccio un giro per l’isola visto che a quell’ora c’è poca gente. Arrivo davanti a una chiesa. La voglia di visitarla è tanta ma è chiusa. Riesco a sgattaiolare dentro. C’è un bel chiostro, piccolo, e su un lato una porta d’accesso. Qui c’è la chiesa, priva di banchi, solo lo spazio per il coro, gli antichi cori in legno. L’architettura non è un granché ma la semplicità merita. Esco e me ne torno all’albergo a riposare, dopo aver visitato mezza isola. E’ domenica è voglio andare a messa. Alle 18,30 esco dalla camera e torno in centro a cercare una chiesa aperta. Non ci sono informazioni e nessuno conosce gli orari delle funzioni.
Vagabondando trovo un supermarket, piuttosto che la chiesa, ed entro. Sono come i nostri, nulla di più, nulla di meno. Alla cassa, però, si vendono le sigarette e al banco non c’è il pesce fresco, nonostante siamo su un’isola e i ristoranti cucinano prevalentemente pesce. Non rinuncio alla messa e alla fine arrivo alla chiesa principale, al duomo.
Alle 19 comincia la messa, in croato. Non ci capisco molto già dalle prime preghiere. Poi, però, il celebrante, un vescovo, saluta la gente anche in italiano e in inglese. Tutta la messa, comunque, a parte questo piccolo flash poliglotta, è tutta in croato. Vedo la gente. Non sono turisti, forse solo una piccola parte. Qui sì che ci sono hvariani, quelli doc. Non sono altissimi, come si pensa. Le donne sono prevalentemente con gli occhi e i capelli chiari. Seguono con attenzione e devozione la messa, una suora suona l’organo e la gente canta le canzoni riportate sui foglietti. Dopo quaranta minuti è finita la funzione. Torno all’albergo, ceno. C’è una serata di accoglienza per i nuovi arrivati, ma non è il massimo. Me ne torno in centro e cerco posto in un pub. Niente da fare, i locali sono strapieni nonostante non sia altissima stagione. Trovo un posto in un bar. Vendono anche fette di dolci fatti in casa. Alla fine vado a letto, un po’ stanco, pur senza aver fatto granché.
CUCINA E PREZZI
In questi ultimi due giorni ho mangiato di tutto. A Hvar il primo, di solito, come lo intendono loro, è una zuppa, quasi un brodo, di pesce con qualche granello di riso, di pomodoro (conserva) con qualche granello di riso, di legumi, con qualche granello di riso e di pollo, senza granelli di riso e senza pezzetti di pollo o di pasta, solo brodo. Il secondo è molto condito e accompagnato da contorni saporiti e “pesanti”. Non mancano mai i peperoni e le cipolle, cucinati in ogni modo. Aglio tanto. Gli spaghetti, soprattutto alla bolognese, vengono inseriti tra i secondi. Si mangia molta carne ma la vera specialità e il pesce, non perchè lo sappiano cucinare bene, ma perché è buono e fresco, in qualunque modo venga cucinato. In quattro giorni ho mangiato di tutto, della loro cucina. Il pane è molto morbido e la crosta e gommosa. Buono però. In croazia non esistono a tavola i primi di pasta, né spaghetti, né fettuccine, nulla del genere. Il classico pasto è una brodaglia frullata, spesso di funghi, in altre occasioni di verdure. I secondi, invece, almeno nell’isola di Hvar, se a base di pesce sono squisiti. Gli spgheetti alla bolognese costano 50 o 60 kn, ma consiglio le tipiche zuppe di pesce, 20 kn, e o pesce in tutte le salse. Bil “buon cibo”, “spiza” nel linguaggio locale, fa parte della tradizione di Hvar. Consiglio cibi a base di pesce condito con olio d’oliva e un pizzico di erbe aromatiche tipiche dell’isola, il tutto con una goccia di vino. Questa alimentazione, insieme al clima, permette agli abitanti del posto di vivere a lungo e di avere, uomini e donne, un aspetto vigoroso. Ma la vera protagonista dell’alimentazione hvariana è lei: l’acqua, non perché sia buona, ma perché costa tantissimo. Non ci sono fontanelle in città. In ogni ristorante, e non è uno scherzo, è consigliabile portare con sé, possibilmente di nascosto, una bella bottiglia di acqua, acquistata magari in uno dei piccoli supermarket della zona. Infatti le bottigliette di acqua da 33 centilitri costano quasi come un pasto e più di tutte le altre bibite. Una cocacola costa 18 kn, una di acqua anche 20! Sull’isola, infatti, le sorgenti sembra scarseggino e i prezzi dell’acqua, soprattutto al ristorante, sono esorbitanti. Si dice che di acqua sull’isola ce ne sia poca, e che venga importata, ma non è vero. La verità è che la piccola comunità dell’isola, 3.500 abitanti circa, ha fatto del guadagno la missione principale.
ECONOMIA
Le hanno escogitate tutte per guadagnare grazie ai turisti avvalendosi della loro splendida terra. Vendono quintali di lavanda, ci sono centinaia di ristoranti e decine di alberghi, i pescatori hanno iniziato a fare da taxi per i turisti che vogliono visitare le isolette vicine, cambiando, col tempo, le loro abitudini e il loro stile di vita. Vendono i loro mobili antichi e affittano le loro case. Tutto ruota intorno al turismo e al relativo guadagno. Hanno cambiato anche il loro modo di cucinare per far fronte alle esigenze dei turisti, il loro modo di parlare, e hanno imparato l’italiano e l’inglese.
LA FORTEZZA
Fanno giustamente pagare l’ingresso per visitare la loro fortezza, che tanto loro, in fondo, non è. Dopo la parte vecchi a della città si arriva, salendo un centinaio di metri, alla fortezza, anticamente “Fortica” e dal XVI secolo Fortezza spagnola. Una volta era la fortificazione centrale per la difesa della città. Dominando dall’alto dalla fortezza si poteva vedere il sopraggiungere delle navi nemiche. Il vecchio stemma comunale di Hvar rappresenta, infatti, insieme al patrono, Santo Stefano Martire, anche la fortezza. Risale alla prima metà del del primo millennio avanti Cristo. Fu anche una fortificazione bizantina , costruita all’epoca dell’imperatore Giustiniano. Ma la splendida fortezza, come è adesso, fu realizzata, come tutto il resto della bellissima città, dagli italiani. Nel 1282, infatti, il governo veneziano, che dominava su Hvar, ne ordinò l’edificazione.
STORIA
L’isola è conosciuta soprattutto per i locali sul molo e per le vacanze di tipo mondano. In realtà sono la storia e le bellezze paesaggistiche gli aspetti più importanti di Hvar, nome che prende l’origine da Pharos. E’ anche il nome originario della città vecchia Stari Grad. Nel medioevo diventò un importante porto del potere navale veneziano. Questo grazie alla sua posizione strategica, al centro di rotte nautiche nel mare Adriatico, ma anche grazie alle piccole isole che le fanno da protezione proteggono e le cui insenature naturali potevano offrire rifugio alle navi dai pericolosi venti delle tempeste. Secondo alcune teorie, dove oggi c’è la città di Hvar un tempo, attorno al IV o III secolo avanti Cristo, sorgeva il polis greco Heraclea.
Per un secolo, fino al 1918, Hvar fa parte dell’Austria e il commercio sull’isola crolla. Gli isolani vivono un periodo buio della loro storia. La rinascita inizia solo alla fine nel XIX secolo con le coltivazioni di vigneti. A Hvar non piove quasi mai nel corso dell’anno. Il vescovo Juraj Dubokovic nel 1868 fonda l'”Associazione igienica di Hvar” che si dedica alla promozione e allo sviluppo dell’offerta alberghiera. Nasce così il turismo vero e proprio a Hvar. Nel 1900 apre i battenti l’albergo medico della regina Elisabetta edificato sulle basi del Palazzo ducale. Oggi è l’hotel Palace. Dal 1921 al 1941 il territorio viene annesso al Regno Jugoslavo. C’è una fase di emigrazione.
Nel 1991 Hvar torna a essere una libera e autonoma patria della Republica di Croazia. Durante la guerra civile l’isola era il soggiorno dei rifugiati dalle zone occupate dalla guerra. L’anno del mio arrivo sull’isola, il periodo postbellico, Hvar era un’isola incantata, tranquilla e affascinante. Subito dopo sarebbe divenuta una delle destinazioni più assediate dai giovani turisti di tutta l’Europa.
Da un punto di vista culturale e architettonico Sembra che i Hvariani vogliano nascondere la vera origine delle loro bellezze, quella italiana, quasi vogliano rinnegarla. Sembra che ora gli italiani siano solo coloro che rimpinguano le loro casse negli 8 mesi in cui l’isola è meta di turisti. A Hvar il Corriere della sera costa 2 euro, un pezzo di pizza 10 kune (1,45 euro), come mezzo litro d’acqua. La gente è furba, si tratta di un popolo orgoglioso, le persone cercano sempre di non farsi abbindolare e sono molto sicure di loro. Un popolo di pescatori che ha cercato di emanciparsi alle spalle dei più modernizzati turisti che arrivano pronti a spendere i loro soldi. Ma in fondo loro, i residenti, che colpa hanno?
PETAR HEKTOROVIC
Petar Hektorovic, conosciuto anche con il nome italianizzato di Pietro Ettoreo, è un personaggio amato a Hvar, dove nacque nel 1487. Morì a 85 anni a Starigrad. Fu uno dei maggiori rappresentanti della scuola letteraria di Dubrovnik. Viene ricordato soprattutto per la sua egloga piscatoria, “La pesca e i discorsi pescherecci (1568)”, in lingua croata. Nell’opera dà una rappresentazione gradevole della vita delle popolazioni costiere e introduce i testi di alcuni canti epici popolari, che sono tra i primi conservati in lingua croata.