E fu così che nell’era del politicamente corretto e dell’inclusione ipertrofica ecco che qualcuno provò a cancellare il Natale.
Non è la trama di un film in stile Chris Joseph Columbus, ma è quanto realmente accaduto a Bruxelles dove tra una legge anticovid e l’altra c’è anche chi dedica il proprio tempo a rinnovare il vocabolario delle lingue europee e a censurare parole che vanno contro il concetto di uguaglianza. Una sorta di elenco delle parole da bandire previste nelle linee guida della comunicazione inclusiva.
Tra queste parole il commissario, anzi, la commissaria Helena Dalli, ha inserito (per poi ripensarci forse per una folgorazione sulla via di Damasco) anche il Natale.
E tante altre parole.
E così spariscono le parole “omosessuale” rimpiazzata da “persona gay”, addio anche a “Signore e signori”, meglio cari colleghi.
E via via, per arrivare fino alla parola Natale, da cancellare perché potrebbe offendere la sensibilità di qualcuno, non si sa di chi.
Andrebbe sostituita dal vocabolo “vacanze”. E in tal modo Gesù bambino sarebbe nato il “giorno di vacanza”, noi potremmo augurare alla signora Helena “serene feste di vacanza” e di trovare “tanti regali sotto l’albero delle vacanze”.
E quindi addio presepi, addio regali di Natale (pardon, regali di vacanze), addio a panettoni e torroni, e addio anche a Giuseppe e Maria, perché nel prontuario dei termini da censurare sono finiti anche la mamma e il padre putativo di Gesù, perché si sconsiglia di pronunciare i nomi tipici di alcune tradizioni occidentali con un più generico nome arabo. Tanto che Gesù non sarebbe più il figlio di Giuseppe e Maria, ma di Malika e Julio, pur restando figlio di Dio, sempre che non si voglia cancellare anche il nome di Dio.
Signora Helena Dalli, buon Natale.